Rosa Chiricosta
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Email: rosachiricosta@virgilio.it
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Rosa Chiricosta
Rosa Chiricosta nata ad Ardore un piccolo e antico paese sulla costa ionica in provincia di Reggio Calabria. Dai cinque ai nove anni ha vissuto in Canada , dove ha frequentato le prime tre classi delle elementari in inglese, imparando però la sera col padre a leggere e scrivere anche in lingua italiana . Tornata in Italia, completa i suoi studi ,frequentando il Liceo classico a Locri , e all’Università di Messina consegue la Laurea in Lettere Classiche.
Sposata dal 1976 , ha due figlie e quattro nipoti. Ha insegnato fin dai primi anni dopo la laurea , conseguita nel 1975, prima come supplente in molte scuole medie e dal 90, nei Licei , nella Locride fino al ’93 , quando trasferitasi con la famiglia a Firenze , insegna prima Latino e Greco e poi Italiano e Latino nei Licei di Firenze. ( Dante, Michelangelo , Machiavelli e poi fino alla pensione nel 2018 al Liceo scientifico Leonardo da Vinci ).
Ama da sempre la poesia . i suoi primi versi risalgono agli anni del Ginnasio e , alternando periodi più o meno intensi , ha sempre continuato a scrivere versi , rimasti in agende , fogli , quaderni sparsi , fino a quando , qualche anno fa decide di inviare una sua lirica ad un concorso , presieduto da Alessandro Quasimodo, lirica che sarà pubblicata nell’Antologia dedicata al Premio “ Maria Cumani”. Ha partecipato ad altri premi , ricevendo Menzioni di Merito ( Città di Ardore, Premio Clemente Rebora , Premio Forchia , Premio Alda Merini ) e il Premio Rosse Pergamene , con una breve Silloge su Firenze , e il Premio “ Poeta tra le Stelle 2019 “ con una poesia dedicata alla luna . Alcune sue poesie sono state pubblicate sulla rivista “ Alfieri “ ed “ Euterpe”e la poesia “ Natale d’altri tempi “ è stata inserita nel Calendario 2019 dell’Accademia dei Bronzi .
A dicembre del 2019 , la sua prima pubblicazione “ Animae Loci “ edita da “ Salvemini” Firenze. L’8 marzo 2020 la sua seconda pubblicazione , della medesima casa Editrice ( Salvemini , Firenze) dal titolo “ Mariposa”.
Alla Poesia
Non chiamata ti cerca Poesia
Silente parla all’anima che ascolta
Dell’alba e di tramonti
Della bellezza senza fine immensa
Di un fiore che si schiude
Dell’onda che si posa sulla riva
Di sentimenti veri ed emozioni.
E vibrano le corde più profonde
Senza trovare alcuna spiegazione
In calcoli perfetti
Nella misura di angoli e di rette.
L’anima sente immensa la bellezza
E cerca le parole
Per raccontare al mondo quel sentire:
Nascono allora i versi.
Son cadenzati pur da ritmi e metri
Quelli ideati dai poeti antichi
Per cantare di eroi che innamorati
Cercavano anche terre sconfinate .
Ma poi quelli più belli
Cantano d’ansie inquiete
Che uguali da millenni
Soffiano all’improvviso
Come venti quando abbattono le querce
Che secolari ai bordi dei sentieri
Da fulmini coliti ed uragani
Incendiano e devastano foreste.
Si destano le sillabe a quel soffio
Su cetre dentro l’anima dormienti.
Il nostro “Caffè”
Era la nostra meta quel” Caffè”
In quella piazza in centro.
Ci immergevamo tra la gente insieme
Per parlare di quel passato nostro
che ci univa
che riaffiorava ad ogni cenno
mentre i locali intorno
si illuminavano la sera
e la giostrina in mezzo
rallegrava i passanti con i suoi colori
ed un violino all’angolo intonava
una canzone triste .
Tutto è rimasto intatto come allora
ma la tua sedia è vuota
mentre cerco di afferrare
la tua voce
e quel racconto
che non m’avevi completato
e non ricordo se era del passato
o riguardava un sogno proiettato
in quel futuro che non hai vissuto
dove vedevi insieme a te un bambino
che diventato grande
dedicava a te che lo seguivi
quello spartito che tu amavi tanto.
Il punto Luce
“ C’è una crepa in tutto”
Eppure si nasconde
se il buio avvolge tutto.
E così non sai più dove cercare
per scorgere quel raggio sullo sfondo,
lontano, oltre orizzonte, e ti smarrisci
Là tra i tanti sentieri tutti uguali:
hanno chiaro l’inizio
ma nebuloso, a tratti, il gran tratturo
che, laggiù dove finisce, è oscuro.
Eppur lo senti, chiaro e prepotente,
che si “ c’è una crepa in ogni cosa”.
E allora non disperi
di trovarlo, alla fine, il punto Luce .
E non desisti , e cerchi, tra la nebbia
c’è sempre, impercettibile, una scia
che , pur confusa e quasi evanescente ,
a chi affonda tra gorghi tempestosi
offre un abbaglio per veder la riva.
27 marzo 2020
Si unisce il mondo intero
Intorno a un Uomo solo
Che vestito di bianco
Nel più bell’Emiciclo
Mai visto nel Creato
Dove s’affaccia immenso
Di marmo un Colonnato
Innalza una preghiera
Chiedendo a Dio il suo dono:
La fine dell’angoscia
Che sta avvolgendo il mondo.
E sale fino al Cielo
Supplica universale
Mentre scende la pioggia
Su quella piazza immensa
Come pianto a consolare
Il dolore di ogni uomo
Che teme l’abbandono
Nel mare in gran tempesta
Ma ascolta assorto il Cielo
L’umanità che afflitta
Spera d’esser guarita
Da Chi con grande amore
Scioglie ogni uman dolore .
Il Volto tumefatto
Del Cristo messo in croce
A ricordare al mondo
Il Divino Mistero
Dell’Uomo Dio che soffre
Accanto anche Maria
Degli uomini salvezza
Intermediaria scelta
Da Dio tra Cielo e terra
A loro si rivolge
In umiltà Francesco
Mentre sente nel cuore
Di tutti noi il dolore .
( Rosa Chiricosta)
Settenari ispirati alla Benedizione Urbi et Orbi di Papa Francesco il 27 marzo 2020 .
“ Non ho salutato Janine”
Dolcissima e bionda, nascoste le dita
tranciate, da un velo. Un cenno letale
ha fermato in quel campo
la sua giovinezza, i suoi sogni
e le dolci illusioni
che , anche nel buio dell’orrore più
nero, continuano a vivere , finché
in fondo al pensiero
una speranza s’accende
e t’aggrappi e nascondi,
anche al tuo cuore, la pietà,
se temi si spenga l’ultimo lume,
salutando l’amica, condannata
a morire, da un cenno temuto,
e continui a soffrire.
“ Quel saluto negato
in quel campo dannato
mi insegue, ogni giorno,
sussurrando al risveglio,
quel nome, Janine,
che , ogni giorno , ripeto
a chi incontro per le strade
del mondo, illudendo il mio cuore
che l’umano sentire
non muore , ma rimane sopito,
se il dolore lo assale
rendendolo muto,
quando vorrebbe urlare”.