Paola E. Silano
Nationality: 159
Email: psilano@iol.it
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Paola E. Silano
Paola Silano è nata a Villanova del Battista, in provincia di Avellino. Ha conseguito la maturità classica ad Ariano Irpino e la laurea in Lettere presso l’Università degli Studi di Napoli. Insegna materie letterarie negli istituti superiori.
Presso il comune di Villanova del Battista ha rivestito per più di dieci anni il ruolo di Direttore della Biblioteca Comunale e di Direttore del Museo Civico. Ha dato un impulso notevole alla vita culturale del paese sia facendo diventare la Biblioteca un luogo di eccellenza per eventi e attività formative sia risistemando il locale Museo della civiltà contadina con l’aggiunta di documenti, reperti e materiali.
Per Villanova e su Villanova ha pubblicato diversi libri:
Dizionario del dialetto Villanovese, testo attraverso cui Paola Silano rivede e completa un lavoro inedito del padre Ottavio;
Pulcherino – Terra, acqua e antichi sapori a Villanova del Battista, uno studio sulle tradizioni culinarie, l’ambiente e i tratturi del piccolo centro irpino;
Tra Storia, Lingua e Folclore di Villanova del Battista, una ricerca sulla storia (in particolare l’etimologia dell’antico nome Pulcherino), il dialetto e i costumi del proprio paese;
Vegetazione spontanea lungo il regio tratturo, una sorta di “censimento botanico” della vegetazione spontanea irpina, accompagnato da fotografie, ricette e usi di erbe e fiori.
Altre pubblicazioni:
Greci - Tradizioni e cultura arbëreshe in Campania, una ricerca condotta a più mani sul patrimonio di conoscenze dell’unica comunità albanofona campana;
Fiori dal carcere, una raccolta di poesie e pensieri scritti insieme ai detenuti della Casa Circondariale di Ariano Irpino, presso cui Paola Silano ha insegnato per circa un decennio;
I romanzi: Ricette di vita e L’Irpinia di Marta;
La raccolta di poesie e haiku:Haiku da levante vento da Ponente.
Scrive inoltre articoli per diverse riviste irpine, partecipando nel contempo a svariate iniziative culturali.
POESIE
IO NOCE
Imparipennate le foglie
in amenti penduli i fiori
smanioso io di suscitarli
smaniosi loro di procreare
frutti a drupa avvolti in malli verdi
attorno a endocarpi legnosi
che stringono gherigli oleosi
con cotiledoni lobati
mammellonati.
Io noce d’alto fusto
a chioma ombrosa
pronto a regalare oli, semi, legni scuri,
medicamenti fini.
Io noce dicono capace
di proteggere gli umani da chi induce
a seguire altre aspirazioni,
di spronare gli esitanti a fare.
Ma ora sono io a soccombere
grazie a bui veleni umani:
dalla terra, dall’aria, dall’acqua
respiro solo orrore.
Attonita la natura guarda
l’irrefrenabile degrado,
i vecchi e nuovi dei,
dell’utero il prolasso.
Io noce vecchio di pazienza
stanco di acquiescenza
lascio i bei giorni, la pioggia, il vento,
le vibrazioni del firmamento
ma lascio pure le ranfie rapaci
di persone mendaci,
lascio il destino amaro
a chi così lo crea.
Midollo sughero xilema
corteccia scorza floema
cambio e fellogeno
ormai si accartocciano
non hanno più ossigeno.
UN OSPEDALE
È silenzio calpestato da zoccoli bianchi
frullo di camici alati d’attorno
odori invisibili oltre ogni porta
tacito gusto d’attesa o di niente.
Si sentono storie di abnegazione
ma pure si avverte fiacca solerte
attivo lassismo menefreghismo
nitore non certo di cuore
persino arroganza approdata alla meta,
verso i potenti guarnita di miele
verso la gente farcita di fiele.
L’ONDA
Strana l’onda
che avvolge il pianeta …
non lenisce non culla
ma è sporca, amorale.
Quell’uomo sul tetto
sgrana il rosario
al vento nemico
indifferente.
Preghiera di cosa?
Il lavoro è un diritto
un diritto negato.